PORTO IL NOME DI MIO NONNO 

Porto il nome di mio nonno., ed è una delle cose di cui vado piu’ fiero.

Avrei potuto avere mille nomi, mia mamma in realtà aveva pensato Emanuele. Fortunatamente il Pit, mio padre (vi spiegherò perché lo chiamo così) si è imposto fermamente chiedendo che mi venisse dato il nome del suo di padre.

Primo per la prima volta gli occhi e davanti a me una scelta che ergeva ad isolo il Pit.

Una grande scelta, l’unica grande scelta, ma forse l’elenco del declino senziente del Pit sarebbe noioso, comunque a quasi 40 anni riconosco che tutto ha avuto la giusta importanza per costruire cio’ che sono. Banale. Il concetto intendo, ma sempre attuale.

Sono cresciuto con la convinzione di dover dimostrare al mondo di poter non essere qualcosa anziché poter essere.

Forse per questo al “chi sono” non ho mai saputo rispondere, mi sono sempre concentrato sul “chi non sono” e non sarei mai voluto diventare.

Molto spesso sono duro con me stesso, mi lamento delle mie difficoltà comunicative ad esempio. Questo mi porta ad isolarmi in un modo ovattato dove alla porta due signori guanti negano l’ingresso. 

Ho sempre cercato una via d’uscita in tutto, la piu’ facile per certi aspetti. Non so comunicare verbalmente ? fanculo fotografo. Non sto bene a casa ? Fanculo vado dall’altra parte del mondo.

Un’altra cosa che si ripete è la mia assoluta esigenza dell’inizio del tutto.

Amo iniziare, crescere, ambire. Ma all’apice non gioisco. Non so gioire in realtà e questo si riflette in tutto cio’ che faccio.

Sono tutto e niente, un uomo senza fine concentrato su quello che non è e che non ha.

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